I dolcificanti sono additivi introdotti nel campo alimentare con lo scopo di ridurre l’utilizzo di zucchero aggiunto nei vari prodotti e bevande senza perdere però il gusto del dolce, grazie alla loro capacità di andare a stimolare i recettori del gusto, del sapore dolce per la precisione, presente sulle papille gustative della lingua.
La classificazione dei dolcificanti, utilizzata dagli organi governativi come l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare dell’Unione europea (EFSA), si basa sulle loro caratteristiche intrinseche:
- Dolcificanti nutritivi
- Dolcificanti intensivi
I nutritivi, sono chiamati così perché forniscono energia, tra questi possiamo trovare gli zuccheri semplici ma anche lo sciroppo di glucosio-fruttosio, l’isomaltulosio, il trealosio, che, non sono considerati additivi alimentari ma ingredienti. In questa classificazione sono inclusi anche i polioli che invece sono considerati additivi alimentari, e i principalmente utilizzati sono maltitolo, sorbitolo, mannitolo e xilitolo.
Gli intensivi, sono tutti considerati additivi alimentari e hanno un apporto calorico molto trascurabile grazie alla loro altissima capacità dolcificante. Questi possono essere estratti naturalmente o sintetizzati in laboratorio
- Tra i naturali troviamo: stevia, neoesperidina, taumatina e glicirizzina
- Tra quelli di sintesi troviamo: aspartame, acesulfame k, saccarina, sucralosio, ciclamati.
Cosa è il potere dolcificante e quanto ne hanno questi additivi?
Come già detto, la caratteristica di questi prodotti è l’altissimo potere dolcificante, ossia aumentare la percezione del dolce anche in piccole dosi. Il valore viene calcolato prendendo come riferimento lo zucchero bianco presente nelle nostre case, il saccarosio. Questa molecola ha potere dolcificante per convenzione pari a 1. Ad ogni singolo dolcificante viene associato, quindi, un numero che identifica la capacità addolcente di questo edulcorante rispetto al saccarosio.
Ad esempio l’acesulfame K ha un potere dolcificante 150-200 volte superiore allo zucchero da tavola, pertanto per ottenere lo stesso sapore dolce potrò utilizzarne di meno; più il potere dolcificante è alto, minore è la quantità da aggiungere ai prodotti alimentari.
Sulla base di questo è possibile classificare i diversi dolcificanti:
Dolcificante | Potere dolcificante |
Sucralosio | 400-800 |
Saccarina | 240-300 |
Aspartame | 200 |
Acesulfame k | 200 |
Ciclamato | 30-80 |
Fruttosio | 1,1-1,5 |
Saccarosio | 1 |
Xilitolo | 1 |
Maltitolo | 0,75 |
Glucosio | 0,75 |
Eritritolo | 0,7 |
Mannitolo | 0,6 |
Sorbitolo | 0,6 |
Maltosio | 0,4 |
Sono utili nella dieta perché non apportano calorie?
Consideriamo che 100 g di zucchero da cucina forniscono circa 375 kcal, più o meno le stesse calorie presenti nella stessa quantità di sucralosio o dell’aspartame. E allora perché sono utilizzati quando si cerca di dimagrire? La risposta è semplice, dato l’alto potere dolcificante sarà necessaria una piccolissima parte rispetto lo zucchero normale per far diventare dolce l’alimento o la bevanda a cui viene addizionato. Se consideriamo una persona che utilizza 5gr di zucchero per addolcire il caffè, utilizzando un dolcificante con un potere di addolcire 200 volte maggiore, andrò ad utilizzare 0.025 grammi di prodotto e di conseguenza anche l’espressione calorica sarà 200 volte più bassa, tendenzialmente verso lo zero.
Quanto ne posso consumare al giorno?
L’EFSA, durante la valutazione della sicurezza, stabilisce la dose giornaliera ammissibile (DGA), ovvero la quantità che un individuo può consumare giornalmente, nell’arco di tutta la vita, senza conseguenze per la salute. Pertanto, i dolcificanti non comportano rischi per la salute, se consumati in quantità che non superano la DGA. Un recente studio, che ha indagato il consumo di dolcificanti intensivi nella popolazione italiana, ha concluso che l’esposizione stimata tra i consumatori dei prodotti era ben al di sotto delle DGA. Tra i prodotti considerati nello studio, le bevande, i dolcificanti da tavola e gli integratori alimentari hanno contribuito maggiormente all’esposizione.
La rivalutazione dell’eritritolo come additivo alimentare
L’eritritolo, un poliolo ottenuto per fermentazione, è uno dei dolcificanti più utilizzati nelle diete chetogeniche e low carb per la sua consistenza simile allo zucchero da cucina, che permette di essere utilizzato come ingrediente nella preparazione di alimenti dolci senza però che essi presentino zuccheri. Nel 2023, quindi recentemente, è stata effettuata una rivalutazione da parte dell’EFSA sullo stesso, che ha espresso una mancanza di preoccupazione sul discorso genotossicità, e ponendo dei limiti di sicurezza per quanto riguarda la capacità di indurre diarrea e conseguente squilibrio elettrolitico. La DGA di 0,5g/kg di peso corporeo è stata considerata dal gruppo di esperti come protettiva per l’effetto lassativo immediato e per i potenziali effetti a lungo termine.
Quale è il rischio dell’utilizzo continuo?
Se da un lato sostituire lo zucchero bianco con i dolcificanti o acquistare prodotti con un apporto calorico minore rispetto al prodotto tradizionale può contribuire a mantenere la condizione di normopeso, dall’altra spesso accade che ci sia un consumo maggiore di porzioni di tali prodotti dovuto proprio dall’idea che questi siano più salutari. Questo provoca inevitabilmente la tendenza ad abituarsi al dolce che poi verrà mantenuta anche in assenza di utilizzo di dolcificanti andando a innescare una dipendenza da prodotti zuccherati, con le conseguenti problematiche a livello della glicemia e insulino resistenza. La cosa ideale sarebbe riuscire a limitare il consumo di alimenti dolci in generale, che presentino zucchero semplice o un dolcificante abituando il palato a sapori meno dolci.